Dalla sperimentazione dello SCA una visione lungimirante per le aree contigue del Parco dei Monti Lucretili
on il progetto del Servizio Civile Ambientale "Tutti in campo per le filiere corte di Biodiversità" si stanno sperimentando colture cerealicole tradizionali, che non richiedono alcun sostegno della chimica e aggiunte di risorse idriche, in alcune aree pedemontane limitrofe all'Area Protetta.
Un laboratorio innovativo che sta cercando di immaginare un orizzonte prossimo dove le comunità agricole della fascia di rispetto o contigua poste subito ad ovest del confine del Parco dei Monti Lucretili possano arricchirsi di colture che sappiano adattarsi armonicamente agli ambienti naturali che le ospitano.
L’obiettivo è di allontanarsi da un’agricoltura che sempre più è solo intensiva, e che si sostiene solamente se può far conto, lungo l’intero ciclo vegetativo, di ingenti apporti di prodotti chimici di sintesi e di acque d’irrigazione prelevate dalle falde acquifere, depauperandole.
Un cambio di paradigma o visione, dove con convinzione si torni a pensare all’agricoltura come ad un reale Ecosistema, il cui punto di partenza e sostegno principale sia il suolo; un ambiente che ospita, se sano, circa 1/3 della biodiversità della Terra e drena, se permeabile, un’alta percentuale degli apporti idrici superficiali verso i principali acquiferi sottostanti.
Oggi invece è proprio lui a pagarne il prezzo più alto: con arature che ne distruggono la tessitura, obliterando ed omogeneizzando tutti i livelli che compongono la sua stratigrafia caratteristica, con una cospicua riduzione del drenaggio delle acque superficiali verso le indispensabili riserve idriche del sottosuolo; con il compattamento per il passaggio dei mezzi agricoli che ne riducono l’areazione, rallentando o annullando le reazioni chimiche che ne sostengono la sua fertilità; con l’incessante e imponente apporto chimico di concimi, diserbanti e pesticidi che oltre ad uccidere buona parte della biodiversità, dilavano i diversi livelli impoverendoli degli elementi chimici che lo caratterizzano e che sostengono la vita al suo interno.
Insomma, colture totalmente biologiche quindi, che si affiancherebbero a quelle millenarie rappresentate dall’olivicoltura e ai prodotti frutticoli da sempre riconosciuti e apprezzati, come le ciliegie e le pesche; dando un ulteriore spinta strategica alla ricerca di un’agricoltura di qualità in queste Terre Sabine.
Con un sostegno convinto ad un turismo enogastronomico olistico che sempre più proponga prodotti risultato dell’equilibrio tra uomo e natura, fondamentale per entrambi in questi tempi antropocentrici, causa prima di fragilità e sconquassamento ecosistemico!








Passando all’analisi dei 2 campi, queste foto mostrano caratteristiche ben diverse anche ad un primo sguardo d’insieme: dove uno è stato seminato con una famosa Cultivar di Grano Duro ed un’altro con un miscuglio (mix di semi) di Grani Teneri noto anche come Popolazione Evolutiva, che gli permette di adattarsi al meglio ai diversi climi e terreni nei quali si mette a dimora.
Quello con le spighe con le setole (reste o ariste) molto lunghe e con belle sfumature anche di un marrone più scuro, una livrea peculiare e facilmente riconoscibile, è il Grano Duro Senatore Cappelli, considerato un GRANO TRADIZIONALE e le cui origini risalgono agli inizi del 1900, quando il marchese Raffaele Cappelli, senatore e promotore della riforma agraria che ha portato alla distinzione tra grani duri e teneri, concede all’agronomo Nazareno Strampelli un terreno vicino a Foggia in cui effettuare delle semine sperimentali.
Strampelli era da anni impegnato nella ricerca del grano perfetto e aveva già creato nuove varietà di grano tenero attraverso l’incrocio di diverse varietà provenienti da tutto il mondo. Continuando la ricerca e spostandosi sui grani duri per ottenerne di più produttivi e resistenti alle malattie, Strampelli arriva nel 1915 alla creazione del grano duro a cui dà il nome di Senatore Cappelli. Nato dall’incrocio tra una varietà tunisina, il Jenah Rhetifah, e altre varietà di frumento, il grano duro Senatore Cappelli dimostra da subito le sue qualità, tanto che negli anni ‘30 e ‘40 viene definito “razza eletta” e per decenni si conferma come la coltivazione più diffusa in Italia, soprattutto in Basilicata e Puglia.
L’altro, il campo dove il piano superiore è un frusciare di chiari e delicati fusti di Avena selvatica o Fatua, ospita la popolazione evolutiva di un MISCUGLIO di Grani Teneri, conosciuto come FURAT Floriddia, dall’antico nome del fiume Eufrate (Furat) e dal produttore toscano.
Il miscuglio evolutivo nasce dall’idea di due scienziati toscani, Salvatore Ceccarelli e Stefania Grando, che avviarono in Siria, in un centro sperimentale ad Aleppo, le prime prove di campo tra la fine e l’inizio del nuovo millennio.





Alessandro Giordani
che come OLP di Moricone & Coordinatore Responsabile della Rete di Servizio Civile SU 00059 “Borghi & Aree Protette del Lazio”
condivide questa meravigliosa esperienza
con le Operatrici Volontarie
Michela Frappetta & Sara Giuliani
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