“Velia! Spegni il fuoco e prepara le tue cose. Tra poco partiamo.”
Per fortuna questa sera siamo riusciti a mangiare una zuppa calda e non il solito pane e formaggio. Papà dice che per camminare la notte bisogna stare a stomaco pieno. E ha ragione, altrimenti succede come a zio che l’altra volta, scendendo da Carsoli, è andato a sbattere contro un albero perché dormiva in piedi! Almeno stasera c’è anche una bella luna piena e la strada si vede bene.
Ho appena finito l’anno di quarta elementare a Genzano. Ora torno su a Campotosto con papà e gli altri, dobbiamo riportare il gregge in montagna così c’è fresco e l’erba è migliore. Ci vogliono otto giorni per arrivare. Non vedo l’ora! Ci aspetta sempre una grande festa quando arriviamo dopo tutto l’inverno. Spero che preparino i polli ripieni come quelli che ci hanno dato quando siamo scesi l’autunno scorso.
Ogni volta bisogna passare con il buio per Tivoli perché di giorno c’è troppa gente. Sono tutti signorili, non vogliono il bestiame in mezzo alle strade, quindi a noi tocca passare di notte. Abbiamo tolto i campanacci dalle pecore per non fare tanto rumore e le abbiamo caricate sul carretto insieme alle provviste. Anche se ero più piccola ricordo qualche anno fa che lavoraccio che era! Portavamo molte più pecore, ma dopo la Guerra sono molte di meno.
“Eh ma l’anno prossimo portiamo giù anche le pecore dei vicini nostri, così se esce qualche abbacchietto lo teniamo e facciamo ricrescere il gregge!”
Ecco qua, ci sarà più lavoro!
È faticoso camminare la notte. Di solito ci fermiamo sempre negli stessi posti per dormire, ormai siamo amici dei padroni di casa. Loro tengono il gregge al riparo e a noi danno i letti. Noi in cambio la mattina gli lasciamo qualche munta di latte e il formaggio, per ringraziarli. Per un po’ mi piace camminare, mi piace guardare la luna e ascoltare il marciare delle bestie nelle strade deserte. Tanto quando mi stanco mi posso mettere sul carretto. Papà e gli altri uomini invece vanno tutto il tempo a piedi. Anche dopo Tivoli, quando inizia la montagna, loro vanno per i sentieri, mentre io rimango sulle strade con il carretto e poi ci incontriamo. Quello sì che è faticoso! Ricordo quando ci siamo incontrati su al Valico delle Capannelle con papà e gli altri. Lì c’è una casa cantoniera e loro avevano bevuto alla fontana. Dopo papà mi parlava ma non capivo cosa diceva: tra la sudata della fatica e il freddo di quell’acqua aveva perso la voce!
Comincio ad avere sonno, mi metterò sul carretto. Quando camminiamo la notte, al silenzio, mi vengono in mente tutti questi ricordi. Chissà se un giorno qualcuno li vorrà ascoltare.
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