Chi abita il bosco? Alla scoperta della biodiversità dei Castelli Romani

Tutti noi amiamo immergerci nella natura, ma difficilmente abbiamo le conoscenze per capire da cosa siamo effettivamente circondati. Per questo il 14 Ottobre, in occasione della Giornata del Camminare, sono stata felice di partecipare a Biodiversità in cammino insieme alla mia OLP Maria Francesca Pinci.

L’evento organizzato dai Guardiaparco del Parco dei Castelli Romani si prefiggeva di accompagnare i visitatori all’interno del territorio, raccontando dei suoi abitanti. Non c’è neanche da dirlo che l’esperienza ha superato le mie aspettative già alte. Ho avuto modo di conoscere meglio flora, fauna, ma anche geologia e storia antica e moderna del Parco.

Al punto d’incontro a Rocca di Papa siamo stati accolti dai Guardiaparco Luca Ierussi, Leonardo Pucci e Francesca Pinci. Ci siamo quindi incamminati nel bosco dove è stato possibile ammirare i due monti più alti del territorio: Monte Cavo e Maschio delle Faete, Il paesaggio ha permesso ai Guardiaparco di raccontarci la storia geologica dei Colli Albani. Consapevoli di poggiare i piedi su un vulcano quiescente ci siamo diretti verso Valle dei Caprari. 

Qui abbiamo incontrato le prime tracce della fauna selvatica: aculei di istrice ed escrementi di volpe, senza dimenticare i deliziosi ciclamini autunnali che ci hanno accompagnato per tutta la giornata. Ognuno di questi avvistamenti dava modo ai Guardiaparco di informarci delle diverse criticità del parco, dalla presenza di specie aliene all’abitudine delle persone di portare via la flora, non solo contravvenendo alle regole del parco, ma condannando a morte certa i poveri ciclamini!

Valle dei Caprari ci ha accolti con bellissimi alberi di noce, ma i Guardiaparco ci hanno fatto notare come l’ambiente non sia propriamente naturale, infatti i noci sono stati piantati dall’uomo come buona parte del bosco dei Castelli. 

Nel raccogliere le noci a terra abbiamo osservato i gusci rosicchiati dai ratti neri, altro piccolo roditore presente largamente nel territorio! Continuando il cammino tra le foglie cadute e i ricci delle castagne ci siamo imbattuti in quello che a un occhio inesperto potrebbe sembrare zafferano, ma prontamente Leonardo ci ha avvertiti di trovarci di fronte a una pianta velenosa: il Colchicum autunnale, che purtroppo inganna molti visitatori inesperti! 

Dopo qualche ora abbiamo raggiunto il Cammino Naturale dei Parchi, un itinerario che in quattro settimane può portare da Roma fino a L’Aquila, e che per il primo tratto attraversa proprio il Parco dei Castelli Romani. Camminando molti di noi hanno trovato piccoli minerali di origine vulcanica, attirati dalla lucentezza di queste pietre. Seguendo la segnaletica abbiamo quindi attraversato i famosi boschi cedui di Castagno, qui gli alberi si sono fatti più radi a causa dei tagli. Questo tema infiamma gli animi dei cittadini dei Castelli Romani ma di fatto anche questa attività ha una sua storia, in verità più antica dell’istituzione del parco stesso. Ancora una volta quindi ci troviamo di fronte a un paesaggio che non è del tutto frutto della natura, ma che rimane comunque indispensabile tutelare e regolamentare per proteggere la biodiversità.

Dopo un breve tratto di bosco, ci siamo trovati di nuovo tra le case. Siamo arrivati al Vivaro dove è situata la sede dei Guardiaparco e dove abbiamo fatto una lunga pausa pranzo prima di tornare a camminare. 

La differenza con il paesaggio precedente era evidente, una radura si è aperta davanti ai nostri occhi, sormontata da enormi querce: ci stavamo avvicinando a uno dei pochi boschi originari di Quercia, Tiglio e Acero (QTA) rimasti, il bosco del Cerquone. 

Non è stato semplice lasciarsi alle spalle quei magnifici alberi antichi, ma finita la radura siamo entrati nel sottobosco. L’atmosfera si è fatta più magica e rarefatta e tra Lecci e altissimi Biancospini siamo arrivati alla Quercia che dà il nome al luogo. Il Cerquone è un vero e proprio monumento naturale, nonostante sia stato abbattuto dal vento il suo enorme tronco ospita ancora la vita. Qui abbiamo imparato quanto in natura vita e morte sono ciclici e che ogni cosa è una risorsa per qualcun altro. 

Non so se per la maestosità di questo Re caduto, ma ho avuto la sensazione che questo luogo fosse un santuario in cui entrare in punta di piedi e a bassa voce, cercando di essere ospiti discreti per abbandonare quel luogo senza lasciare traccia.

Forse non sono stata l’unica ad aver avuto questo pensiero, perché per un po’ abbiamo proseguito in silenzio avvolti solo dal vento tra le foglie, fino a quando non ci siamo imbattuti nell’ultimo regalo che potevamo aspettarci. Su un albero a ridosso del sentiero abbiamo avuto modo di scorgere un alveare di api, che a debita distanza abbiamo ammirato con meraviglia. Credo infatti che pochi di noi abbiano mai visto un alveare in natura. Con quest’ultima esperienza bellissima ci siamo lasciati il bosco alle spalle e, attraversando un campo di felci, siamo giunti alla fine della nostra camminata. 

Foto di Emanuele Cerza

L’entusiasmo era palpabile in tutto il gruppo, la bellezza del territorio e dei suoi abitanti unita all’esperienza dei Guardiaparco ha contribuito a rendere memorabile questa giornata. Sicuramente molti di noi si sono portati a casa più consapevolezza, capacità di osservazione e anche un po’ di poesia che solo la natura sa dare!

Foto di Leonardo Pucci

Veronica Schifano

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