Antichi saperi in Collina

Tra Settembre e Ottobre noi volontari del progetto I parchi tra arte e cultura del Parco dei Castelli Romani abbiamo avuto modo di partecipare a numerose iniziative alla Collina degli Asinelli.

Questo posto particolare è situato nel verde di Monte Compatri ed è abitato da tantissimi animali. Lucia Russo ha in gestione la fattoria didattica e giornalmente si prende cura, insieme ai suoi volontari di tutti gli ospiti della collina. Asini, maiali, pony sono infatti animali recuperati e salvati da situazioni per loro pericolose, un vero e proprio santuario all’interno del Parco. 

Oltre a questa attività Lucia organizza eventi dedicati agli Antichi Saperi come la creazione di sapone, marmellata e dei cestini. Tutti i materiali necessari sono stati procurati direttamente in collina o da attività di recupero e quindi riciclati.

Sapone…che passione!

Il primo laboratorio a cui abbiamo partecipato si è tenuto il 30 Settembre. Abbiamo avuto modo di imparare a creare il sapone fatto in casa partendo da pochissimi ingredienti: cera d’api (presa direttamente dagli alveari di Lucia), miele, acqua, olio di oliva e soda caustica! 

All’attività hanno partecipato sia adulti che bambini, che sorvegliati dai propri genitori hanno avuto modo di vedere coi propri occhi la creazione di questo prodotto di uso quotidiano!

È stata necessaria molta precisione per pesare correttamente tutti i materiali e molta destrezza per miscelarli tra di loro. Infatti la soda caustica a contatto con l’acqua reagisce chimicamente producendo calore anche superiore agli 80 gradi centigradi. In questa fase infatti abbiamo dovuto indossare guanti, mascherina e occhiali, per lavorare in tutta sicurezza. 

Mescolando tra di loro tutti gli ingredienti alla fine si ottiene quello che si chiama “nastro”: il sapone inizia ad addensarsi e ha la consistenza della maionese, a questo punto è pronto per essere versato nelle formine. C’è chi ha utilizzato dei vecchi contenitori di cartone, chi delle formine per biscotti! Questo è anche il momento di aggiungere miele, oli essenziali profumati o fiori secchi. I bambini si sono divertiti a raccogliere i fiori di campo per decorare il proprio panetto di sapone! Inoltre il miele usato quel giorno veniva da un matrimonio tenuto poco tempo prima proprio lì in collina, non poteva più essere consumato ma per rendere il sapone profumato era perfetto!

A questo punto il sapone necessita di riposo, dopo 24 ore può essere tolto dalla formina ma può essere usato solo dopo 40 giorni, una vera e propria stagionatura! Ma per farci concludere l’attività Lucia ci ha regalato dei saponi già pronti che abbiamo avuto modo di decorare con nastri, rami, fiori e ritagli di stoffa, sempre all’insegna del riciclo e del riuso! Tutti quanti ci siamo così portati a casa non solo un panetto di sapone bellissimo nella sua semplicità, ma anche tanta consapevolezza sui processi dietro un sapere che ormai siamo abituati ad acquistare nei negozi, ma che invece in poche ore può essere creato con le proprie mani.

Marmellandia

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Un altro laboratorio si è svolto domenica 15 ottobre, la collina che per l’occasione si era trasformata in “Marmellandia” ci vedeva protagonisti nel creare vasetti di confettura di biancospino. Attenzione, non marmellata, quella è fatta solo con gli agrumi!

Dopo esserci salutati con Lucia e presentati tra di noi, siamo partiti alla volta degli arbusti di biancospino. Dopo aver individuato le piante ci siamo messi all’opera ed abbiamo iniziato la raccolta. Le lunghe spine del biancospino non hanno reso le cose semplici, ma nonostante tutto siamo riusciti a riempire ben due cestini pieni di bacche rosse. Con i cestini pieni siamo tornati al casolare dove abbiamo lavato le nostre bacche e ci siamo preparati ad iniziare i veri e propri processi per creare la marmellata che poi ci saremo portati a casa.

Dopo aver messo le bacche in acqua bollente abbiamo aspettato circa cinque minuti, in modo tale che le bacche si ammorbidissero, cosicché il passaggio dopo risultasse più semplice, così è stato. Abbiamo scolato le nostre bacche in uno scolino e lì le abbiamo iniziate a schiacciare, in modo tale che la polpa e i liquidi cascassero nel recipiente sotto e il nocciolo e la buccia rimanessero sopra. Tutto sembra facile fino a quando non ci siamo resi conto che le bacche erano molto poco idratate, sia per caratteristica ma anche per via del clima ancora così caldo e secco.

Le bacche andavano reidratate. Nella parte sotto dello scolino qualcosa di iniziava a vedere, ma non era abbastanza. Abbiamo dovuto prendere l’acqua di cottura e metterla sulle bacche e sulla poltiglia rimasta nel scolino per aumentare l’idratazione, molto meglio, si iniziava ad intravedere la nostra futura confettura. Dopo aver schiacciato tutte le bacche eravamo arrivati ad una quantità modesta che avrebbe riempito circa tre vasetti. La poltiglia creata e filtrata svariate volte, l’abbiamo messa in una pentola fuoco lento e abbiamo aggiunto lo zucchero, circa 5 cucchiai, per questo passaggio non ci siamo basati su quantità precise ma per lo più sul gusto personale per quanto riguardava la dolcezza del composto. Il momento era molto importante visto che non potevamo smettere di girare la nostra confettura, doveva amalgamarsi con lo zucchero appena aggiunto che non potevamo caramellare e mandare tutto all’aria.

Assaggiando, girando e aggiungendo zucchero siamo arrivati al momento finale. Il sapore era quello giusto, ed era buonissimo. Abbiamo spento il fuoco, messo il composto nei vasetti che abbiamo chiuso e messo capovolti per creare il sottovuoto.

Tra spine, mani sporche e appiccicose avevamo finito la nostra confettura, che oltre al prodotto in sé, ci aveva fatto passare una domenica pomeriggio diversa dalle altre: il verde, la compagnia degli altri partecipanti al laboratorio ma anche dagli animali della collina avevano reso l’aria tranquilla e spensierata volta alla creazione dei nostri vasetti.

Mancava solo un’ultima cosa oltre alla merenda offerta da Lucia, l’etichetta sui vasetti con sopra scritto “BIANCOSPINO 8-10-2023”.

L’arte dell'intreccio

L’ultimo laboratorio che si è svolto alla Collina degli Asinelli al quale abbiamo partecipato è stato quello riguardante la creazione dell’intreccio delle canne di bambù per creare oggetti di vario tipo e scopo. Domenica 15 ottobre c’era un ospite in collina, Edoardo Mastrofini. Un ragazzo di 23 anni con una passione non proprio facile da trovare in questi periodi. Durante gli anni della pandemia, tra intere giornate a casa e i vari lockdown si è dato da fare e ha iniziato ad approfondire l’arte dell’intreccio. Tra vari documenti online la passione aumentava sempre di più fino a quando non ha preso in mano alcuni materiali e ha provato a fare le sue prime “prove”.

È passato da materiale a materiale fino ad individuare i più adatti agli intrecci, i più flessibili, ovviamente sempre offerti dalla natura. Edoardo ha fatto scorta di ramoscelli di ulivo, salice rosso, olmo e di canne di bambù. Queste specie di piante oltre alla loro grande flessibilità sono usate per gli intrecci per la loro resistenza sotto pressione ma anche per la loro capacità di assorbire l’acqua. I ramoscelli secchi sono fragili e non adatti alla creazione per esempio di un cestino, così vanno messi in acqua per fargli assorbire i liquidi che li renderanno di nuovo utilizzabili.

Il laboratorio si è svolto in due parti, la prima di spiegazione sulla creazione della base di un cestino per arrivare al manico e finire il lavoro, la seconda parte dove noi partecipanti ci siamo messi all’opera. La creazione di un cestino o di una semplice base avrebbe richiesto troppo tempo, che non avevamo. Edoardo ci ha procurato delle canne di bambù già da lui preparate per l’intreccio, quindi trasformate in fettucce e dopo averci spiegato come intrecciarle abbiamo iniziato. Tutti noi partecipanti alla fine siamo tornati a casa con una tavoletta di bambù costruita da noi e con la consapevolezza che con pazienza, volontà e attenzione si può fare tutto quello che si vuole; consigli preziosi soprattutto se dati da un ragazzo di soli 23 anni, ormai diventato un artista dell’intreccio.

Frequentare questi laboratori ci ha permesso di entrare in contatto con le antiche tradizioni e non vediamo l’ora di partecipare alla prossima esperienza alla Collina degli Asinelli!

Pietro Eramo

Veronica Schifano

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