mmaginiamo di essere una piccola formica o un coleottero, due tra i tanti organismi che popolano il suolo dei nostri prati e delle nostre montagne, e poi immaginiamoli imbattersi, lungo il loro percorso, in una cartuccia o in un fondello ormai fuso con il terreno.
Noi volontarie del servizio civile ambientale di Moricone siamo tornate sul Monte Matano, la cui lettiera (strato più superficiale del terreno) sembra ormai avere, da tanti anni, un nuovo inesauribile inquilino: le cartucce. Partendo dalla convinzione che la specie umana è solo una delle tante specie che popolano il nostro pianeta, abbiamo immaginato quale grande ostacolo possano rappresentare, quelli che per noi sono oggetti relativamente piccoli, per gli insetti, e tutta la biodiversità, che vivono sul e nel suolo. Quest’ultimo rappresenta un ecosistema invisibile, per il quale questo genere di corpi esterni, inquinanti, rappresentano una minaccia.
Oltre a rappresentare un ostacolo per gli animali più piccoli, le cartucce e i rispettivi fondelli possono rappresentare un pericolo anche per gli animali di maggiori dimensioni che potrebbero inconsapevolmente cibarsene. Animali come i cinghiali, inoltre, contribuiscono anche, scavando il terreno, a far scendere questi oggetti negli strati inferiori del suolo, rendendone quasi impossibile la raccolta. Dopo una prima giornata, che abbiamo già raccontato, in cui ci siamo dedicati ad una pulizia più generalizzata, questa seconda volta, con occhio ormai esperto (le basi delle cartuce spesso si mimetizzazano nella lettiera), abbiamo operato una pulizia più dettagliata e puntuale, andando proprio alla ricerca dei fondelli.
Raggiungendo poi, attraverso i sentieri, un’ampia zona di sosta sembra impensabile la quantità di cartucce e fondelli che abbiamo estratto dal terreno solo eliminando un sottilissimo strato superficiale. Questa scoperta, piuttosto avvilente, ci ha reso ancora più consapevoli di quanto sia grave la situazione, pur non scoraggiandoci.
Come volontarie oltre ad impegnarci concretamente in una, pur minima, pulizia di questo territorio, crediamo che sia anche importante accendere una luce su questi argomenti, raccontandoli attraverso uno degli strumenti più impattanti: la fotografia.
Raccontare e mostrare questa situazione è lo strumento più efficace per rendere, innanzitutto, la cittadinanza più consapevole, poiché senza conoscenza non c’è consapevolezza; dopodiché la speranza è sempre quella di scuotere le coscienze e, quindi, coinvolgere.
Concordiamo dunque con Paolo Pileri (Professore di “Usi del suolo ed effetti ambientali” al Politecnico di Milano) che, in uno dei suoi interventi sull’importanza di tutelare il suolo, dedicato proprio a noi che abbiamo scelto di partecipare al Servizio Civile Ambientale, ha osservato quanto sia importante parlare delle cose, evidenziarle, esporle in modo critico al di là del fatto che vengano ascoltate o meno.
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