Monitoraggi: lupo e ululone dal ventre giallo

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a presenza del lupo sui Monti Lucretili è ormai accertata da anni. In particolare si tratta del lupo appenninico (Canis lupus italicus), specie autoctona della penisola italica che, sull’orlo dell’estinzione, in passato, è ora aumentata di consistenza numerica e si è ridistribuita sul territorio nazionale, dopo anni di tutela e di lotta al bracconaggio.

L’Ufficio naturalistico ed il Servizio Sorveglianza dell’Ente si occupano proprio del monitoraggio di questa specie, nell’areale reatino del Parco, tramite la rilevazione periodica di dati testimonianti la sua presenza, nell’ambito di un progetto condotto in collaborazione con l’Università degli studi della Tuscia.

A breve lo studio coinvolgerà aree più vaste, nell’ambito del Piano Nazionale di Monitoraggio del Lupo, coordinato dall’I.S.P.R.A., su mandato del Ministero per l’Ambiente e la tutela del Territorio e del mare.

Per stabilire la presenza della specie sul territorio, inizialmente è utile osservare le orme, visibili su terreni fangosi o innevati, e gli escrementi, di dimensioni simili a quelli di un grosso cane, ma riconoscibili dalla presenza di fitto pelame, soprattutto setole di cinghiale. Anche le carcasse possono fornire informazioni utili sulla presenza di lupi.

Dopo aver individuato le tracce in una determinata zona, si possono utilizzare metodi più mirati per ricavare maggiori informazioni, quali il Wolf-howling ed il posizionamento di fototrappole.

 

Il Wolf-howling è una tecnica utilizzata per individuare i nuclei riproduttivi, ovvero i branchi con cuccioli. Si effettua emettendo, con apposito apparato, un ululato preregistrato e, per istinto e territorialità, se sono presenti dei lupi nelle vicinanze, questi risponderanno quasi sicuramente al richiamo. Ascoltando attentamente la risposta, un operatore esperto potrà individuare la direzione della stessa e stimare la distanza e la composizione del nucleo dei lupi: se si tratta di un solitario o di un branco più o meno numeroso e, in tal caso, se sono presenti dei cuccioli.

Si tratta quindi di una tecnica rilevante per censire i nuclei che popolano una determinata zona, ma essendo un po’ invasiva, in quanto applicata nel periodo estivo, quando i cuccioli sono appena usciti dalle tane e fanno il loro ingresso in natura, al seguito dei genitori, può essere attuata solo sotto la supervisione ed il controllo di personale esperto, onde evitare un eccessivo disturbo al branco in un periodo delicato.

Per quanto riguarda le fototrappole, invece, si tratta di dispositivi in grado di scattare foto o registrare video in seguito all’attivazione da parte dell’animale, al suo passaggio, per mezzo di un sensore di movimento. Tale tecnica consente di rilevare la presenza di fauna selvatica di diverse specie, non solo il lupo.

Ululone dal ventre giallo (Bombina pachypus)

Nel corso degli anni la popolazione di anfibi nel Parco ha risentito profondamente della modificazione del clima e la frammentazione e riduzione degli habitat idonei, principalmente per colpa della scarsità di precipitazioni e per l’abbassamento delle falde acquifere, che hanno determinato la scomparsa di zone umide, ma anche per interventi dovuti all’uomo.

 

Per contrastare questo andamento la Regione Lazio si è adoperata per la loro tutela, promulgando leggi apposite e attivando progetti di monitoraggio e conservazione.

Nel Parco dei Monti Lucretili la specie più a rischio è l’Ululone dal ventre giallo (Bombina pachypus). L’Ululone è una specie di rospo endemica dell’Appennino e si caratterizza per la netta distinzione nella colorazione del ventre, tipicamente giallo maculato di blu scuro, e del dorso, color fango.

Solitamente il tipo di colorazione vivace presente sul ventre, in natura, indica una possibile tossicità. Anche la nostra Bombina ha un suo grado di tossicità, rivolto però, per lo più, ai suoi possibili predatori, non pericoloso per l’uomo.

Anche l’aspetto ed il colore del dorso svolgono un ruolo come sistema difensivo, permettendo alla Bombina di mimetizzarsi nel suo habitat naturale.

Visto che il numero di esemplari è notevolmente diminuito nel corso degli anni, e che la specie è particolarmente protetta dalla Direttiva Habitat 92/43/CEE, proprio perché gravemente minacciata ed estremamente delicata, il Parco rivolge una particolare attenzione a questa specie, effettuando monitoraggi periodici.

Queste attività consistono nel censimento e nella misurazione delle dimensioni degli esemplari durante il periodo riproduttivo, effettuati da operatori con autorizzazione ministeriale: in quanto specie in Direttiva è infatti assolutamente vietata a chiunque la cattura, anche temporanea, e la manipolazione degli individui, ai quali è facile trasmettere funghi e/o patogeni in grado di rappresentare un rischio mortale per il singolo individuo e per tutta la popolazione del sito di riproduzione.

Grazie ad un “callo” che si sviluppa sulle zampe anteriori del maschio, necessario per “abbracciare” la femmina durante la fecondazione delle uova, è spesso possibile distinguere il sesso degli individui.

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