SCU in Aree Protette e Borghi

Convivenza tra uomo e lupo: è possibile?

I

l 25 settembre 2021 si è tenuto a Vallinfreda il convegno sulla convivenza tra uomo e lupo e sugli approcci possibili per la tutela delle attività antropiche, in coesistenza con le norme e le azioni di conservazione della specie. Sono intervenuti come relatori, gli esperti sul campo come il Prof. Paolo Ciucci (Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin”, SAPIENZA Università di Roma), la Dott.ssa Luciana Carotenuto (Area Tutela e Valorizzazione dei Paesaggi Naturali e della Geodiversità , Regione Lazio), la Dott.ssa Ilaria Guj (Servizio Guardiaparco del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, Regione Lazio) e il Dott. Piero Chirletti (Sindaco del Comune di Vallinfreda).

Il Professore Paolo Ciucci ha esposto esempi recenti e prospettive di conservazione del lupo (Canis lupus italicus), in quanto specie protetta dal 1971, a causa del rischio concreto di estinzione nel secolo scorso. Fortunatamente negli ultimi anni si è registrato un incremento della popolazione del lupo grazie anche ai provvedimenti di tutela normativa, come ad esempio leggi e decreti ministeriali e l’istituzione di Aree protette ed Oasi, ma anche grazie al fenomeno dell’inurbamento, che ha portato ad una rinaturalizzazione di spazi extraurbani ed alla naturale resilienza della specie. Proprio per questo, tuttavia, il lupo inizia ad avere problemi di coesistenza con le attività antropiche, ad es. per l’impatto sul patrimonio zootecnico o sul mondo venatorio, dal quale è ritenuto come potenziale rivale sulle prede. Un altro problema importante che minaccia la conservazione del lupo è l’ibridazione con il cane. Dunque la proposta finale è quella di creare un dialogo che possa ascoltare tutti i portatori di interesse (titolari di aziende agricole, conservazionisti e naturalisti, aziende venatorie, rappresentanti delle istituzioni e dei cittadini, ecc.), per trovare dei punti di accordo e di condivisione, anche attraverso il confronto su diverse piattaforme dedicate al tema.

La Dott.ssa Carotenuto conferma che il lupo è oramai una realtà con la quale è opportuno/necessario coesistere. Lo Stato (attraverso Regioni, Province, Enti Parco) riconosce agli allevatori ed alle aziende degli indennizzi per le predazioni subite a causa del lupo e dei cani randagi o inselvatichiti, ma gli indennizzi, spesso pochi o in ritardo, non sono l’unica soluzione possibile. Bisogna puntare, infatti, principalmente sulla prevenzione, utilizzando strumenti, meglio se integrati tra loro, come la rete elettrificata, le recinzioni elettrosaldate e i cani da guardiania, per i quali la Regione ha stanziato fondi ed indetto bandi. Anche agli allevatori, dunque, si chiede di fare la propria parte, di essere pronti a modificare le proprie pratiche allevatoriali, includendo nella gestione aziendale gli strumenti di prevenzione, per adattarsi e rispondere alle dinamiche in continuo mutamento del rapporto lupo/prede naturali/bestiame, e, infine di partecipare attivamente ai processi decisionali.

La Dott.ssa Ilaria Guj del Parco N.R. dei Monti Simbruini, ha esposto le varie tecniche di monitoraggio del lupo all’interno del Parco (fototrappole, wolfhowling, snowtracking), e ha evidenziato come, purtroppo, molti dei lupi trovati morti, siano deceduti per cause umane (lacci, arma da fuoco, incidenti stradali). Parimenti ha illustrato la procedura in uso al Parco per richiedere la spettanza, in caso di capi di bestiame predato e le azioni di prevenzione promosse dal proprio Ente, come il bando per i contributi per le recinzioni.

Durante il dibattito che è seguito, sono potuti intervenire gli allevatori di vari Comuni, che hanno lamentato una scarsa attenzione da parte delle autorità preposte, come anche le difficoltà e la lentezza nell’ottenere l’indennizzo per il bestiame predato, in quanto tale risarcimento è legato al ritrovamento della carcassa dell’animale, non sempre possibile. Infine, gli allevatori sottolineano che gli indennizzi non sono sempre adeguati alle perdite, mentre tenere sotto costante custodia i vitelli e i puledri nei primi anni di vita, non è sempre economicamente sostenibile.

Le soluzioni a tutti questi problemi non sono semplici, tuttavia sono state avanzate diverse proposte, dalle quali è emersa, comune, la necessità di una nuova cooperazione che parta dal basso: fra allevatori, associazioni e portatori di interesse a vario titolo e si faccia sentire, tramite Comuni ed Enti Parco, là dove si prendono le decisioni. Bisogna puntare da una parte sulla prevenzione, dall’altra su facilitare l’ottenimento dei ristori, e sul mettere chiarezza su alcune “lacune normative”, come quelle derivanti dalle differenze fra aziende fuori e dentro Parco (c’è ad es. la proposta di attivare le aree contigue, già previste in normativa).

Ci si augura infine maggiori incontri di questo stampo. Perché la questione del lupo e dell’uomo non è possibile affrontarla rimanendo chiusi nelle proprie posizioni, gli allevatori con gli allevatori, gli animalisti con gli animalisti, e così via, ma solo promuovendo il confronto e l’analisi da tutti i punti di vista presenti e possibili.

Giorgia Bertagni, Francesco Libero Pirro, Flavia Maresca, Pietro Squilla

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