![](https://www.scuborghieareeprotette.it/wp-content/uploads/2022/06/IMG_1704-1-scaled.jpg)
Sensi umani, sensi d’animale
Il corpo è il primo filtro attraverso il quale ogni essere vivente conosce e sperimenta il mondo. Se per gli “animali-umani” e gli “animali-non umani” i sensi si limitano notoriamente a cinque, non significa che questi si possano paragonare tra loro. Ogni corpo si è evoluto rispecchiando le caratteristiche dell’ambiente circostante, al punto che le categorie di “territorio” e suo “abitante” difficilmente possano scindersi. Vista, udito, tatto, gusto e olfatto incidono sul modo di concepire un ambiente e sui modi di comunicare tra esseri della stessa specie. Per gli esseri umani la vista è diventata nei secoli il senso privilegiato, ma non è così per tutti gli altri animali.
Si prendano da esempio i cavalli, protagonisti indiscussi del Buttero Contemporaneo (struttura amica del Cammino della Transumanza). Gli equini hanno una visione monoculare, che permette un ampio raggio prospettico (340° circa), ma che lascia due punti ciechi: la zona immediatamente di fronte al cavallo e quella subito dietro il suo corpo. L’olfatto è molto più sensibile di quello umano e lo stesso vale per l’udito, potenziato anche dalla capacità di ruotare le orecchie di 180°. Ma è grazie al tatto che avviene la prima comunicazione tra cavalli, al punto da renderlo il senso della socialità per eccellenza. Il cavallo è un animale fortemente gregario, ha bisogno di intessere delle relazioni con gli altri membri della mandria. Uno dei modi per consolidare questi legami è proprio quello del grooming reciproco: pulirsi a vicenda induce quel senso di rilassamento e protezione che si instaura fin dai primi minuti dopo la nascita del puledro, quando la madre rimuove con la lingua la placenta dal corpo del piccolo.
![](https://www.scuborghieareeprotette.it/wp-content/uploads/2022/06/IMG_1695-1-1024x683.jpg)
La mandria è un’unità, possiede un’intelligenza diffusa. Ogni cavallo rappresenta un organo di senso all’interno del gruppo.
Vista l’importanza del contatto fisico tra questi animali, è chiaro che la prima forma di avvicinamento tra uomo e cavallo avvenga attraverso la strigliatura o, in generale, attraverso un graduale adattamento alla presenza corporea di entrambi. Presso l’associazione EquiAzione del Vivaro, cavalcare è solo l’ultima fase di un percorso che inizia dalla creazione di fiducia e rispetto reciproco tra essere umano ed equino. Tale metodologia viene considerata “non convenzionale” rispetto a quella comunemente utilizzata nei maneggi, dove oltretutto ai cavalli non è permesso stare in branco.
![](https://www.scuborghieareeprotette.it/wp-content/uploads/2022/06/IMG_1579-1024x683.jpg)
Per un essere umano è impossibile immedesimarsi nelle sensazioni dei cavalli: nella visione binoculare, nel tatto sensibilissimo, nell’olfatto, nel gusto, nell’udito, nella capacità di percepire attraverso gli zoccoli le onde vibratorie che si propagano nel terreno e che preannunciano l’arrivo di un potenziale nemico. Ma il contatto graduale e continuativo tra umani e animali (cavalli nel caso specifico) può ridimensionare il ruolo e l’importanza che l’uomo dà a se stesso, anche e soprattutto nelle relazioni che instaura con il prossimo, che sia animale-umano, animale-non umano e, perché no, anche vegetale. Siamo abituati a immaginare cavalli ferrati, con un morso di metallo in bocca, con finimenti e bardature, con la criniera intrecciata. Il modello archetipico del cavallerizzo ha gli speroni ai piedi. E se ci fosse un modo diverso? Se queste imposizioni esistessero più per una necessità di controllo sulle paure umane che di “educazione” del cavallo?
![](https://www.scuborghieareeprotette.it/wp-content/uploads/2022/06/IMG_1690-1-1024x683.jpg)
Grazie alla collaborazione con realtà come quella di EquiAzione, stiamo cercando di creare delle sinergie capaci di svelare nuove, e più sostenibili, forme di convivenza tra ambiente naturale e suoi abitanti, esseri umani compresi. L’esperienza diretta è il primo e principale modo attraverso il quale possa avvenire un cambiamento, in cui ci auguriamo che il neonato Cammino della Transumanza possa essere uno dei tasselli.
Articolo di: Giusi Bollati & Vittorio Di Cecio
Foto di: Matteo Gaudiello
Parco Regionale dei Castelli Romani (sede Vivaro)
Lascia un commento